I pastorizzatori per succhi di frutta creati da Prisma Tech
L’invenzione del processo di pastorizzazione, avvenuta nel XIX secolo, si deve allo scienziato francese Louis Pasteur che scoprì una nuova metodologia di conservazione che consentiva di distruggere o rendere inattivi in modo selettivo i microorganismi potenzialmente dannosi presenti nei cibi e nelle bevande, impedendone il deperimento.
Il processo consiste nel riscaldamento del prodotto a temperature elevate e controllate (in genere tra 60 e 85°C), per un tempo variabile da alcune decine di secondi a pochi secondi. Questi due parametri, temperatura e tempo, sono legati da un rapporto di proporzionalità inversa, ovvero all’aumentare della temperatura diminuisce il tempo necessario e viceversa.
Ad esempio il “famoso” trattamento UHT (acronimo di Ultra High Temperature) prevede il riscaldamento a 140° circa per appena uno o due secondi. Successivamente viene eseguito un rapido raffreddamento il cui scopo è evitare reazioni biologiche oppure enzimatiche indesiderate.
Moltissimi prodotti oggi presenti in commercio sono sottoposti al processo di pastorizzazione affinché si conservino più a lungo: il più noto è il latte, ma anche birra, vino, bibite e succhi di frutta ne possono beneficiare.
A proposito di quest’ultima bevanda, molto amata da grandi e piccini, le aziende che cercano un pastorizzatore industriale per succhi di frutta che risponda al meglio alle esigenze produttive potranno affidarne la realizzazione a Prisma Tech, azienda leader del settore che vanta al suo attivo un’ampia case history di impianti di successo per il comparto food&beverage.